Riccardo e Carmela

Riccardo il fagiano

Mentre mi accingevo ad aprire il portoncino del recinto delle  Cocche e spostavo il vecchio gradino di pietra che ne impediva l’apertura,alzai lo sguardo e salutai Riccardo, il fagiano. Non ottenni risposta: nessun verso, nessun battito d’ali.

Mi si gelò il sangue.

La notte prima la volpe aveva ucciso tutte le quagliette spostando la pietra posta davanti al pavimento di plastica estraibile della loro gabbia, tirandolo, suppongo, con i denti per poi scivolare nel sottofondo ed entrarvi.

Un’impresa titanica che si era trasformata in una bazzecola per una madre in cerca di cibo per i piccoli, perché giugno è il mese in cui le volpi, dopo aver partorito, iniziano a svezzare i cuccioli.

Mi avvicinai al recinto di  Riccardo e Carmela, sua moglie, ed il sospetto divenne realtà.

Le piume di Riccardo, della sua splendida livrea dai mille riflessi dorati, se ne stavano sparpagliate ovunque nel recinto. Di lui non restava che la bellezza del suo piumaggio scomposto e violentato.

Di Carmela non restava che metà corpo, straziato dalla volpe che non aveva avuto pietà.

In un attimo rividi la violenza che si era consumata nella notte.

Le grida di Riccardo sorpreso nel sonno dalla volpe che si era introdotta nel recinto, dopo aver sollevato la rete di recinzione, mi riempivano la testa. Il suo tentativo di fuga era testimoniato dalle piume che tappezzavano il pavimento ed  i rami della rosa canina. La dolce e timida Carmela non aveva avuto nemmeno il tempo di reagire.

Carmela la fagiana

Le cocche chiuse nel recinto attiguo avevano assistito a quella stage con l’angoscia che il predatore poi riuscisse ad arrivare anche da loro, ecco il perché del silenzio che mi aveva accolto quella mattina: nessun chicchirichì, nessun coccodè.

Richiusi il recinto che ormai conteneva solo dei pezzi dei miseri resti dei miei amici piumosi.

Ritornai dalle Cocche ed aprii il portoncino.

Le Cocche, le anatre, Adelina e le altre galline si riversarono sbattendo le ali nel prato. Avevano dimenticato la tragedia della notte.

Io no. Rientrai nel recinto dei fagiani e con un nodo in gola raccolsi quello che restava dei miei amici. Raccolsi alcune piume perché almeno una parte di loro continuasse ad esistere.

Li avevo salvati dalle pentole ma Madre Natura, con le sue regole di vita e di morte, li aveva richiamati a sé.  

 

Se ti è piaciuto, condividilo
error
fb-share-icon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *