Ciao Topinambur

Non è andata come doveva andare.

Mi ero affezionata a quel topino o  a quella “pantegana” come qualcuno lo definiva con disprezzo.

Mi aveva chiesto aiuto e io glielo avevo dato.

Topo disabile, cieco e con le convulsioni. Però ero riuscita a farlo sopravvivere. Probabilmente aveva mangiata il veleno per topi che aveva danneggiato il suo sistema nervoso.

Gli avevo dato anche un nome, Topinambur, una casetta e tanta pappa. Sembrava stesse meglio: mangiava con appettito tanto da esser diventato un topo ciccione e passava il tempo a pulirsi.

Eh già, Topinambur era un topino pulito.

Con le zampettine si strofinava il musetto, la testa e si puliva per bene. Gli piaceva e a me piaceva spiarlo mentre si dedicava meticolosamente  alle pulizie. Aveva delle graziosissime zampine, come delle manine e gesticolava mentre si faceva bello.

Non vedeva ma dopo un paio di giorni aveva imparato ad orientarsi nella sua gabbia e viveva da nababbo.

Pappa,casetta, acqua e la sua scatolina per la nanna. Durante il giorno posizionavo la sua gabbietta all’aperto, sotto un albero, affinchè potesse godere dei raggi del sole, la sera lo  portavo all’interno della casetta perchè nel caso piovesse non si bagnasse.

Un giorno mi accorsi che non stava bene, la punta della codina era in necrosi e allora chiamai il veterinario per una visita che fissammo per il pomeriggio.

La situazione però peggiorò nel tempo di qualche ora: Topinambur stava malissimo, respirava a fatica e sembrava aver perso conoscenza, lo misi in macchina e corsi dalla dottoressa. 

Quanta tenerezza nel vederla auscultare il cuoricino del topino con uno stetoscopio più grande di lui.

La diagnosi era funesta: insufficienza cardiaca e polmonite. E così Topinambur, topo o pantegana che fosse, fu ricoverato. Terapia intensiva per tre giorni. Sembrava migliorare ed invece questa mattina se n’è andato.

A molti questa storia sembrerà pura follia ma alcuni invece avranno capito perchè io mi sia dannata per salvare un topo.

Il topo è un animale per il quale non abbiamo nessuna pietà.

Lo uccidiamo con un veleno potentissimo che lo fa morire in maniera atroce, abbiamo inventato colle e trappole per eliminarlo. Lo utilizziamo per gli esperimenti e la vivisezione eppure…Topinambur aveva un cuore. Mi ha chiesto aiuto ed io ho fatto tutto quello che era possibile fare per salvarlo perchè i suoi occhi che non vedevano erano uguali a quelli del cane e del gatto che condividono la mia vita. Erano uguali a quelli di tutti gli altri animali del mio mondo. Il suo pelo era morbido e setoso e il suo pianto mentre stava male e lo portavo dal veterinario non lo dimenticherò mai. 

Eh già, i topi piangono.

Ed ho pianto anch’io quando se n’è andato.

Domani lo seppellirò.

Riposa bene Topinambur.

 

 

 

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